Cerca nel blog

sabato 23 ottobre 2010

Il Canto dell'Ovvio


Il Canto dell'Ovvio
da "Il meglio del peggio"
di Marcello Marchesi

Gettiamo via i giorni
come perle
nella pattumiera.
Le ore meravigliose
che non torneranno
sprecate
sulla Settimana Enigmistica
o in una
anticamera.
I preziosi momenti
dell'ultimo respiro
bruciati
anni prima
in un cinema
a vedere un brutto film.
Non sappiamo amministrare
il capitale
della vita.
Non teniamo
il libro mastro dell'azienda.
Né entrate
né uscite.
Attimi come spiccioli
senza alcun conto
donati
ad un finto
povero amore…
prodighi di somme
di cui ignoriamo
gli zeri.
Domani faremo i conti
domani faremo il punto
domani si avrà l'estratto.
Ma ci troviamo
ad un tratto
al di là
di un domani
che non abbiamo raggiunto.

Quando penso
che non mi innamorerò, ormai, più
che non soffrirò, ormai, più
per amore…
mi sento un morto
a cui batte il cuore
lo stesso,
un defunto in permesso,
un estinto in licenza
di senescenza,
un vivo provvisorio,
un morto renitente
alla leva dei trapassati
Non accadrà più niente
degno d'esser notato:
gli appuntamenti mancati
il telefono spaccato
(in una scena di gelosia)
l'incontrarsi per via…
scriversi una lettera
musicarla
cantarla
bruciarla
ridere di desiderio
piangere di non si sa
odiar l'orologio, la società
e tutti gli altri uomini
che impediscono
di veder lei.

Ora posso soltanto
arrabbiarmi, perdonare,
ricordare, ogni tanto,
dimenticare,
ghignare,
fornicare, ogni tanto,
ma non più innamorarmi
a lungo.
Sono già un fungo
spoglia
salma, miseri resti
son questi.
Chiedo l'onore delle armi:
sono stato soltanto innamorato
non potrò più innamorarmi.

Si nasce
per far guerra alla morte
ed esserne sconfitti.
Da giovani
il nemico è lontano
muoiono quelli più avanti.
Oh bellezza
delle retrovie!
Qualche tiro lungo
uccide un giovanissimo, qua e là
ma pochi
e tu procedi, giochi
vivi, ami e dimentichi
la battaglia che non ci sarà.
Poi la morte aggiusta il tiro
Te ne accorgi
quando colpisce
o i tuoi amici in giro
o qualche scheggia di malattia
ti scalfisce.
Poi tocca a te.
Prima di morire
si passa la bandiera ai figli.
Ma anche loro
non vinceranno. 


Il tempo vissuto per l'Amore non è un tempo perso. Mai. E la vita è troppo breve e troppo amara da permetterci il lusso di attendere, e attendere ancora e ancora..... fino a quando? Forse non ho un domani. Ma ho un oggi. E oggi posso dirti quanto ti voglio bene. Posso regalarti il mio sorriso. Posso baciarti. Posso abbracciarti. Posso telefonarti. Posso scriverti. Posso chiederti come stai. Posso condividere qualcosa con te. Posso essere insieme a te. L'Amore è infinito. Non lo puoi contenere, non lo puoi fermare. Ti chiude lo stomaco. Ti prende la mente ed i pensieri. Puoi dire di si all'Amore o dire di no. Come l'infinito Amore per una figlia. Solo l'amore che riusciremo a donare ci verrà restituito. Misteriosamente. Con lo stupore ingenuo di un cuore puro. Non lo so come avverrà. Quando. Non sò niente. Conosco il mio vuoto, la mia delusione, il mio dolore. Non so neanche se ci riuscirò. Ma sò che se il mio cuore si apre al dono di sè e se il dono viene accolto, allora qualcosa di bello che ci cambia la vita succede. Sempre. Avviene un miracolo. Gli occhi dolci ed emozionati che trattenevano ieri una lacrima di gioia e nostalgia sul viso della mia adorata Valentina me lo ricordavano, sciogliendo il mio dolore in una supplica discreta e dignitosa, di Amore. Nessuna parola umana poteva contenere il miracolo, la meraviglia, la potenza inispiegabile di quell'Amore. Oltre ogni ovvietà. E l'ovvio non è più ovvio. Ed il canto dell'ovvio diventa un canto d'Amore. Amore mi arrendo, mi arrendo all'Amore.

Nessun commento:

Posta un commento