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sabato 26 marzo 2011

Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela

L’Ultimo Samurai è un film che ho visto e rivisto varie volte e sempre con emozione rinnovata. Uno di quei pochi film che mi commuovono. E che si presta a diverse chiavi di lettura a seconda della situazione o del personaggio da cui si osserva, da cui ci si lascia interpellare. Seppure la mia via, il mio “cammino”, non sia la via della spada, la via del Samurai, il Bushido, sono fortemente attratto da quel mondo, da quei valori che rispetto e con i quali mi confronto cercando un contatto fruttuoso. Cercando di fare tesoro di quella cultura, di quel pensiero così profondo e molto ben rappresentato dal regista del film, che con indiscutibile abilità sia nelle scene d'azione, sia nella sapiente miscela della storia che non perde mai il giusto ritmo, ci offre emozioni forti, recuperando un gusto antico ma decisamente attuale, paradossalmente “necessario”, nel porre domande fondamentali per la nostra vita. Domande senza tempo che, come per il pescatore di perle di Hesse, vanno riportate in superficie per provocare in noi le risposte che ci orienteranno nella nostra “via”, nel trovare la nostra particolare, unica e personale vocazione, come per Algren, come Algren che vive in ognuno di noi. L’Ultimo Samurai è la storia di una “conversione”, o perlomeno, è anche questo. "Tu pensi che un uomo può cambiare il suo destino?" "Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela." Katsumoto e Algren rappresentano la relazione paradigmatica di questa conversione dove pensiero Zen, Buddista, Cristiano (non dimentichiamo i Samurai cristiani recentemente riportati alla memoria dal bel libro di Rino Camilleri), Bushido si mescolano sapientemente. E che emozione forte seguire con passione e trepidazione quella manciata di uomini pronta a sacrificare se stessa. Feriti nel corpo ma con lo spirito intatto partono alla carica, nell’epico, drammaticamente poetico scontro terribile tra il “nuovo” e l’ ”antico” (ma qual è il nuovo e quale l’antico?....). In gioco la sopravvivenza dell’Onore davanti alle pallottole delle armi occidentali. Le esplosioni di fuoco non li fermano. I colpi della mitragliatrice contro la spada, contro l’onore di uomini che hanno una ragione per morire e quindi una ragione per vivere. E la morte è sempre presente nella coscienza di un Samurai (come nel bel film Ghost Dog......), poiché questo pensiero, questa consapevolezza restituisce senso, dignità, valore alla vita. Occhi imperturbabili e occhi tremanti. i cavalli che cadono a terra, l’uno dopo l’altro con il carico di umanità, di forza, di coraggio. Da veri eroi . E’ l’eroe di Rostandt, il Cyrano de Bergerac che combatte la battaglia sapendo che perderà. L’imperatore ad Algren: “ditemi com’è morto”. Algren: “io vi dirò come è vissuto”. E l'incontro con Taka.... una rivelazione: Nathan Algren: Chi era il guerriero con l'armatura rossa? Katsumoto: Era mio cognato Hirotaro. Nathan Algren: E la donna che si occupa di me? Katsumoto: Mia sorella, moglie di Hirotaro. Si chiama Taka. Nathan Algren: Ho ucciso suo marito? Katsumoto: È stata una buona morte.Taka donna di rara bellezza (e per bellezza non mi riferisco solo al suo innegabile affascinante aspetto ma alla bellezza nella sua interezza: la dolcezza, l’onore, il rispetto, la sensibilità, la compostezza nell’elaborare il dolore ed il rifiuto trasformandoli in amore.... l’attenzione, l’ascolto la gentilezza. È l’incarnazione di questo pensiero: « La gentilezza nelle parole crea confidenza; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel dare crea amore » (Lao Tze) ….. come resistere al fascino di Taka ?

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